Vicolo cieco (il matto sono io)
È inutile e ne ho provate
e il tempo è di una vita,
si vede che proprio non mi interessa,
senza noi.
Goccia dopo goccia il mare evapora in nuvole nere, deserto e sale.
L'oceano allora sembrava immenso ma il mio navigare era in tondo.
I giri sempre più piccoli, il mare chiuso si dissolve.
Inesperto idiota, navigavo in paludi pur di restare nel riflesso del mare tuo e mio.
Il fango e le sterpi hanno bloccato la nave, all'undicesimo giro la mia testa rotola.
Il mare è prosciugato. La barca si è arenata lentamente.
Mille e mille onde attraversate, l'entusiasmo e la sensazione di farcela,
e ce la si poteva fare, noi, e ce la si poteva fare...
ma tutto sembra inutile, senza...
La tristezza è ancora combattere; l'arrendersi, invece, è già distanza, è quasi un sorriso ironico.
Il relitto, inclinato su una pozza melmosa, assapora la calma, attende il sipario.
La mia mente, dal suo ponte storto, respira il deserto.
Le luci sono puntini distanti, il nero intorno sbiadisce, non fa freddo.
Basterebbe scendere a rincorrere aquiloni e miraggi facendo finta di crederci, mi dico;
e invece, cosciente e volente in disfatta aspetto, rinchiuso in coperta,
la sabbia che già ticchetta sul ponte.
p. s. - Aveva ragione il tuo inspiegabile magone: il matto sono io.
p. s. 2 - Ma tu, tutto questo, non lo saprai,
che tu sia comunque felice, un po' mi basta.
Composta domenica 30 novembre 2008
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