C'è un mostro che graffia.
Si nutre, beve e mi assaggia.
Ha gli occhi grandi
e pupille che riflettono l'infinito.
Dita lunghe e unghie scheggiate
che tranciano la notte.
Quando dorme, io vivo bene:
mi alzo alla mattina,
faccio colazione con i mei sogni,
burro di emozioni
e marmellata di vento
sopra fette biscottate fatte di nuvole.
Vivo ogni giorno come se fosse l'ultimo,
corro a perdifiato lungo la collina
fino a che ogni respiro è fuoco
e ogni battito di ciglia sabbia.
Corro a perdifiato verso una meta
che non conosco
ma che vedo in lontananza.
Torno alla mia casa
di marzapane e stelle
e mi riposo
cercando di fare miei tutti i momenti del giorno.
Intanto assaggio la notte.
Poi si sveglia.
Sento i denti allargarsi in un ringhio.
Tutti denti uguali, tutti canini,
le unghie lacerano a fondo
mentre gli occhi si voltano a guardarmi.
Lo stomaco si apre in un buco nero,
le braccia faticano a muoversi
e le dita cigolano.
La testa si svuota
mentre il nero nelle viscere
inizia il suo gioco.
Non posso fermarlo.
Ci provo ma è troppo forte.
Mi tengo la testa tra le mani
e cerco di urlare.
Sento i capelli muoversi al vento
e capisco che ha preso il controllo.
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