A Martina
Quale meraviglia è il raggio maggese
Ch'illumina il sorriso tuo nella notte,
Tu che trascorri né miei sogni fanciulli
Per mai abbandonarli: vispi sul tuo viso
Quegli occhi neri e del mare,
Ch'intingono a lampi
Passeggeri – quest'imperante tempesta
Come folgori di un polo.
All'orizzonte l'angelo mio si leva in volo
Verso un cielo dove più non posso:
Vigliacco! Se fossi come tu mi chiedi,
T'amerei senza timore di perderti
Per sempre. Ma forse non t'ho mai persa
Perché non t'ho mai avuta; come un'ape
Ch'impollina il fiore e sola si spenge,
Io t'ho amata tacendo la speranza d'oblio.
Né la dolcezza prima né le vergini parole
Del cuore mi saranno compagne:
Silenzi che sfumano e mai più ascolterò.
Credo
Tu sia il Sogno per cui ho sempre vissuto.
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