Il carogna
Il carogna pelle a tartaruga
veste uno sguardo d’onice
incastrato d’osso
in vetta ad una pappagorgia appesa
mastica un secco, triste mozzicone
e incede quasi storpio a brevi balzi
mentre strabuzza occhi da piccione
dinoccolandosi di lesta intesa.
Fresco pastrano addosso
ruffiano anello d’occasione
versa un bicchiere a mezzo pieno
suggendo inappagate contentezze,
arricciola le labbra da signora
e intona querulo ballate antiche
con ventre e voce di zampogna d’ocra.
Liscia una barba d’esperienza spiccia
e un riccio pelo senza più vergogna
rosso d’inchiostro spento
tinge un canovaccio di parole
lercio d’immagini confuse
e luminosi spasmi d’esistenza.
La sera incombe, ghigna e porge il conto
il carogna, ali di gufo,
carezza colorate piume
e goffamente vola
nel pozzo verticale di un tramonto.
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