Un treno qualunque
Quanta vita dentro una stazione,
andirivieni di bagagli e cuori.
Salgo, scelgo il sedile
accanto al finestrino,
mi piace guardare il mondo
che scorre a sua insaputa.
Un bimbo piange assonnato,
un uomo legge il giornale,
una ragazza sbatte le ciglia
pensando a quel bacio
salato di lacrime
lasciato sui lucidi binari.
Ora il treno muove lento.
Stralci di figure
si spezzettano tra la folla.
Prende ritmo e corre.
Gli occhi non fanno in tempo
a fermare gli scorci di mare,
le terre coltivate a viti,
alti palazzi di periferia,
piccole stazioni dove
un uomo abbraccia
quella figura vestita di rosso.
Mentre il treno nella notte
tenace macina le rotaie,
teste si appoggiano al mento,
altre reclinano su spalle dolenti.
Ma il mio mento è fermo,
lo sguardo è fisso,
cullami treno, cantami quella
canzone dei tempi andati,
fammi sentire bambina
in un giorno di festa,
dimmi che mi porterai
dove voglio andare,
che sarà un viaggio
di partenza e non di ritorno.
Fa che questa notte
sia lunga quanto basti
perché questo viaggio
possa non finire mai.
Composta mercoledì 25 luglio 2012
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