Nicolò Paganini
I natali, ebbe a Genova, città matrigna, il figlio non ha saputo onorare,
in passo Gatta Mora, papà Antonio, il mandolino insegnò a suonare,
la chitarra sapeva intonare, ma col violino, che i cuori, faceva vibrare.
Parma, lo conobbe adolescente, importante per la sua maturazione,
non ancora uomo fatto, Firenze, Milano, crescevano la sua affermazione,
le capitali Europee, decretarono la giusta incoronazione.
Quando in teatro si esibiva, gli spettatori, le melodie, seguivano incantati,
col suo splendido "cannone", ha reso spettacolari, i suoi staccati,
se voleva mandare in delirio, faceva vibrare le corde, coi pizzicati.
Quante volte, suonando sul palco, quei suoni melodiosi, improvvisava,
la gente entusiasta, di riascoltare quelle note, gli implorava,
ma Paganini, mai replicava.
Di salute cagionevole, nell'Italica Nizza, la sua vita volse alla fine,
la Parma riconoscente, di quel grande violinista, le spoglie volle,
a Genova rimase in dono, il "cannone" lo Stradivari sublime.
Composta venerdì 7 settembre 2012
Leggi un'altra Poesia Tutti gli Argomenti
Immagini con frasi
Consigliati
Ultimi argomenti inseriti
Commenti