Ipazia d'Alessandria
Nata nella seconda metà del quarto secolo,
avviata dal padre, rettore del Museo di Alessandria,
stimato saggio, a capo della scuola della città,
al sapere, alla cultura, alla spiritualità della vita,
sacrificò la sua bellezza, la sua giovinezza, in cambio della saggezza.
Ben presto divenne musa,
della matematica, delle scienze, dell'astrologia,
acuta divulgatrice, di Platone dell'ellenica filosofia,
alla morte del padre, della scuola prese le briglia,
con grazia si rivolgeva, a chiunque il suo verbo, voleva ascoltare.
Amata, rispettata, chi da lei, traeva la conoscenza,
odiata, disprezzata, chi in lei vedeva irriverenza,
al cristianesimo nascente potenza,
in quella vergine pagana, vedeva concorrenza.
Cirillo dalla chiesa fatto santo, vescovo della città,
della donna decretò la morte, con la più bieca atrocità,
povera martire pagana, torturata, fatta a pezzi, bruciata nell'Agorà,
come la sua amata biblioteca, in fumo se n'è andata.
gb sileoni.
Composta sabato 1 dicembre 2012
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