Il canto del marinaio
Siamo tutti velisti solitari
con l'Anima che tende sempre al volo
come la prora della barca a vela
che in parte è immersa
greve e prigioniera
nel "Mare della vita",
ma in gran parte
alta s'eleva al Cielo
e a lui sospira.
Le "Passioni" ci scuotono le "Mura".
Cieche forze emergenti
dagli abissi del nulla
come venti incostanti e capricciosi
danzano a noi d'intorno
e spesso avverse
ci costringono al "Bando" ed ai "Bordeggi".
La nostra "Mente" fa da marinaio:
inebriata dal bianco della spuma
sollecita la barra del timone
per domare le spinte,
e scruta il mare
alla ricerca fra le tante mete
della "Meta" sicura.
E navigando, sogna, e si figura
coste d'argento e moli d'oro, e donne
dal sorriso di perle e seni amanti
e giorni dopo giorni come fila
di preziose collane di diamanti.
Ma al crepuscolo lieve della sera,
col placarsi del vento e delle onde,
come carezza ambita, nel silenzio,
sale la verità dal nostro cuore.
Negli ultimi bagliori del tramonto
viene, sorpresa e dono! E ci rivela
che il luogo tanto ambito della "Meta"
è tutto lì, nel Fiocco e nella Randa,
nella tensione attiva dell'acciaio
dell'algide Sartie,
nei forti nodi delle Cime amiche,
nell'umile quadrato del Pozzetto,
nell'Albero Maestro
che, con fatica, manteniamo retto.
E il piacere?
Il piacere della "Meta"
si prova nell'ascolto religioso
del mùrmure del Mare,
nel cavalcare e lo sparir tra l'onde,
nell'ampio respirar dei nostri petti
che ogni attimo si nutrono e si saziano
del profumo del Mare
e dell'Amore
che su una scia di nuvole s'invola
dal libero Orizzonte all'Infinito.
Composta mercoledì 21 maggio 1997
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