I vicoli di Korogocho
Nella plastica,
i piedi calcano
strade scure.
"Padre, dove andiamo?"
"Si va alla messa,
dove si ricorderà
colei che visse,
in un mondo senza nome".
Tra topi
e rigagnoli di bottino,
la sera del vento
accarezza i nasi.
Gomma,
fuoco fondente
acre odore,
calore!
La porta ci invita
sorridente, "Karibu"
e noi, entriam nel mortal loco
ove, un bambino, orfano
fa festa prima della messa.
La salma
oggi tornerà
all'originale casa,
così vuole la sua tribù
quindi, si festeggi
ora sotto questo scuro blu.
Luci soffuse,
una voce in Kiswayli
ed una scadente traduzione in inglese
mentre, sotto la luna
scorgo, gli occhi
ora tristi
di un ragazzo senza madre
dal futuro
che ha poche diottrie
e non vede al di la
del giorno passato!
La lampada ad olio
canta con noi
le tristi odi.
Mentre le luci
mettono ombra sui nostri visi,
pallida la Luna
getta una lacrima.
I fumi inondano
i vicoli di Korogocho,
in questa nebbia
che attanaglia la gola,
occhi
di velluto tenero
si induriscono
in un rituale infinito!
Composta venerdì 30 novembre 2001
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