Otto e mezzo
Sono apparsi tutti
i personaggi
del mio povero proscenio
con superbia tracciano l'ultimo scorcio di via
custodi del provino
di chissà quali comparse
o supponenti primiattori.
Io sono l'edificio
cementato dalla loro presenza
quasi come forme sull'orlo del tempo
madri presenti.
Li sento nella circolazione sanguigna
dei muscoli
col tonante fragore dell'assoluto.
Operai instancabili
dei pensieri fragili
medici della filosofia quotidiana.
Mattatori che si alzano
dall'obitorio della notte
raccontano vecchie storie
sempre le stesse
con lo stesso viso di allora
e lo stesso suono della laringe
il monologo della vita.
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