Avvampano le gote
il caldo pervade,
maligni mi sfiorano
mentre smarrisco virtù,
inspirando effluvio,
di dame argentee.
Tra psichedelici bagliori
la fiaccola della logica si smorza,
sotto i piedi,
sisma tuona in spirale.
Fuliggine vicino e voci lontane,
sconnesso turbamento,
scruto ciò che non avevo mai veduto
dagli occhi bendati dalla ragione,
l'occultato mistero
dietro lastra ora mi appare,
di nero ammantato,
con occhi assenti,
m'indaga.
Vedo ciò che non c'era.
Mi abbandono placidamente
a infermità della mente,
intanto che gira il mondo fluttuante.
Con la percezione di sommergere
per poi librami in etere
odo canti africani
tamburi e anatemi arcani
si propagano confusi,
intanto che negromanti e stregoni,
volteggiano intorno,
come dannati.
Gola arida,
cuore che imperversa,
sintomo distruttivo,
d'oblio stupefacente.
Ora sull'uscio,
pioggia che bagna,
lava via lacrime e sorrisi
dell'estrema follia.
I tuoi passi più vicini,
la fredda mano tua che mi sfiora,
e tra la tua veste mi perdo per sempre;
così in un angolo perisce,
la mia eternità fallita.
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