Non so cosa io sia o sembro
né mi congratulo con me stesso
o mi infirmo o mi confermo;
fuscello trasportato dal tempo
subisco le fole dei suoi attimi
e so che vivere
è un grattacapo da vertigini;
distinguere, se sei stato
fosti o diverrai so che è un azzardo
e riferirlo semmai potrà
forse solo il cielo.
Così senza orientamento ondeggio
subendo le maree del destino,
tra intrighi di supposizioni vago
tra altri me stessi mai compresi.
Imperfetti o perfetti
monchi ci si declina
a secondo del momento
e il distinguersi in chiaro
è solo ameno artificio
per raggirare un nulla cenere
che senza fisionomie ci ritrae.
Se talvolta trovi il verso
della tua vita svalutata
c'è sempre qualcuno
pronto a mostrarti il recto
e così tra conversioni e coni
per apprezzarti ti ingegni
ma il titolo non cambia
a seconda del contesto
e per la precarietà non ci sono cure
né le parole ancor dispongono
dell'obiettivo con cui scattare
le istantanee che in originale mostrino
le luci, le ombre e i colori
dei paesaggi attraversati dal cuore.
Composta sabato 10 marzo 2001
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