Il cassetto di mamma mia
Alla fine l'ho svuotato quel cassetto,
non l'avevo mai fatto,
di sicuro per un segno di rispetto
e anche nella vana speranza
di poter fermare il tempo.
Era il cassetto di mamma mia
e, assieme a tante cose,
vi ho trovato una sua fotografia.
L'ho stretta forte al petto,
come per paura che volasse via.
Non l'avevo mai vista così giovane.
ero l'ultimo dei figli, me la ricordo già
grandicella.
Chissa perché era nascosta.
Era proprio tanto bella.
Quando deve aver sofferto,
povera donna, la nostra è una famiglia strana,
metà Italiana e l'altra Americana,
e i figli, soleva dir mio padre,
nell'Italica nazione, non troveranno
mai giusta occasione,
c'è troppa confusione e si vive
di raccomandazione.
Così, via, da creature,
a consumar libri, perché laggiù,
di sicuro ti riesce,
di trovare il tuo futuro a stelle
e strisce.
Che io ricordi non è mai accaduto
di stare una volta tutti insieme
un sol minuto, e questo la rendeva triste,
star lontano dai figli, per una madre,
è un dolore che persiste.
Di solito arrivava qualche cartolina:
"tutto bene Mà, sta tranquilla e un saluto,
anche da parte di zia Tina".
Una telefonata era una cosa rara,
giusto a Natale, ma breve,
perché costava cara.
Ti bacio Mà, sé fatto tardi,
finisco di vuotare il cassetto
e metto tutto in questo cartone,
che per me sarà santo e benedetto.
La foto la terro sempre con me,
mi farà sempre compagnia,
in cambio ci metto questa mia poesia
e una carezza che racchiude
tutto l'amore che ci sia.
Composta domenica 10 novembre 2013
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