La musa divina
Fantastica Musa,
mia divina ispirazione
e sublime poesia,
hai classe affascinante
con quel tuo incedere elegante
sulle ali di uno spirito soave
così illuminante,
sei un sogno estasiante
e fai volare in paradiso.
Se per caso sol ti incrocio
alla dolce tua visione
mi si attanaglia la bocca,
mi si incaglia la lingua,
s'ingarbuglia la mente e
incacaglio, quasi raglio
come un asino per l'abbaglio.
Nel profferir poi con l'incanto
della tua vocale melodia
in tanta armonia allor
davver non capisco più niente
e da povero incosciente
sembro un vero deficiente.
Il cuore di scatto mi si accelera,
il fuoco divampa, il caldo mi prende,
il calore incalza, tutto mi si accende
in ogni versante, ma poi per il dolor
scoloro con il sudore sulla fronte,
un profumo mi pervade e,
pregustando l'immortale,
rischio seriamente in tua presenza
di dipartir all'istante... miseramente.
Solo così avrà tregua la mia anima
gemente e, sempre tanto deriso
per le mie stranezze allucinanti
con la cirrosi psicosomatica
non più obnubilante, ti avviso,
fu Aristotele a darmi conforto:
"non c'è grande genio
senza una dose di follia".
Ingrata gastroenterologa,
per scontar giusta pena terrena,
nel tempo a venire, mi ricorderai
come una pesantezza sullo stomaco,
tanto me ne dispiace,
e in eterno ti resterò sulla coscienza
che sempre così limpida hai.
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