Scritta da: Sandro Spallino

E ti chiamavo amore

Ho attraversato la tua foto
per giungere a te spaccando
il vetro invisibile delle ore che
ci separavano, col tuo sorriso
raccolto nelle mie mani di barca
e la mia voce strozzata per
gridare il tuo nome sparso
in un eco sulla tempesta salmastra.

Aspettavo te, ti stringevo fra le
canzoni e ti chiamavo amore,
piangevi che mi tagliavi il cuore
nel petto senza lasciarti mai la
notte ti scrivevo attaccati come
due strade, e ti baciavo bevendomi
il respiro, sequestrandoti le labbra
per non darlo al tempo che andava
vorace come un treno ladro di
passioni.

Scivolavi nelle mie ossa che
ti che ti amavano scrosciando la
follia interna, vuotandoci del passato,
parlavo ai tuoi occhi allegri
riempendoti di memorie nelle camere
sfinite coi piedi intrecciati in tante
spine di rose che brillavano sotto
le luci del mattino senza frasi vuote
offrendo i nostri cuori al sole.

Sei parte di me, oltre gli strappi
come chi ha bevuto acqua e sale
disperso tra le viole e ti ho chiamato
amore. Dicesti che c'è? Se non
piangi e non sorridi che attimo è?

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