La statua
Il velo degli occhi,
insanabile erma
sitibonda, opaca,
rivolge
di tanto in tanto
una speranza vacua.
E affonda nel tatto,
stride,
la cenere brilla,
di colpo sfavilla
la morta risacca.
Nasce il lume e divampa,
marina tempesta,
carbone nel petto
che inizia a fumare,
ad ardere,
a calare,
a calare.
Il lume io vedo,
che illumina teso:
mi spiana la via.
Che vedo? Che vedo?
Son gesso e son calce,
all'anima brucio,
rimane per me
una statua di marmo.
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