Occhi tristi, occhi di cane
Quando la mia mano,
cauta,
cerca il tuo vello
in un buffetto veloce,
la tua bocca
mordendo l'aria in rapidi schiocchi,
mi dice che no,
ancor non ti fidi.
Non è importante, occhi tristi,
occhi di cane,
se ti ho salvato,
se per questo mi ami,
se mi cerchi, poggiando
la tua zampa nella mia mano.
Se mi segui anche dove
i ricordi ti fan tremare.
Oppure, se da spiragli di finestre
con lo sguardo e l'udito,
tacito e immoto mi fiuti per ore,
nel mio sordo lavorare,
per riaccompagnarmi finalmente
alla mesta nostra casa
in un brusio di gaiezza.
Se infine, accasciandoti
presso il tiepido uscio,
con occhi opachi di vecchiaia
mi guardi determinato:
mi rassicuri della tua
guardia certa.
No. Non importa.
Perché ancora l'umanità ti spaventa;
ora che sei vecchio, amico,
ancora noi umani siamo bestie feroci.
Ed io, uomo, ho fallito:
la tua tristezza si fa mia.
Mi accascio e ti abbraccio
e tu non capisci,
o forse sì,
occhi tristi,
occhi di cane.
Composta mercoledì 11 febbraio 2015
Leggi un'altra Poesia Tutti gli Argomenti
Immagini con frasi
Consigliati
Ultimi argomenti inseriti
Commenti