Scritta da: Iris Vignola

La passione di cristo

Limpido cielo, di stelle ammantato,
in quella gelida notte, nella quale sei nato,
finanche, da vivida cometa, attraversato,
onde annunciar sublime avvento,
tra paglia, nell'angusto antro,
in miseri panni e solo riscaldato
dal fiato del bue e dell'asinello,
tu, umile e divino bambinello,
dall'eterea dimensione, proveniente,
sull'angosciata terra,
per volontà del padre tuo vivente.
Regali gesti, dalle miracolose mani,
generate per sanare e per donare
ciò che era andato perso,
per un destino avverso,
da chi, nel proprio cammino, ti ha incontrato
ed il tuo verbo, ha fatto suo,
per cui, ogni peccato, gli è stato cancellato.
Carismatiche parole, dalla tua bocca,
di pace, perdono,
speranza, fratellanza,
rivolte alla crescente folla,
che ha barattato il cuore, in cambio del tuo amore,
per mezzo delle quali, mutando triste sorte,
la vita, hai restituito,
sconfiggendo la morte,
su chi, di te, la veridicità, ha recepito.
Tu, come buon pastore,
hai conquistato il cuore,
di chi, di te, ha compreso
che fossi, in verità,
il messia tanto atteso,
del creatore, l'unigenito figlio,
fattosi uomo e, tra i suoi simili, sceso,
per prender su di sé,
del mondo, diabolico peccato.
Ed affinché ciò si avverasse,
fosti straziato ed umiliato,
a seguito di, con un bacio, esser tradito
da chi, al desco tuo, si era seduto
ed aveva, con te, intinto il pane consacrato,
spezzato e dispensato,
come tuo corpo, sulla croce, immolato
ed il vino, dal calice, bevuto,
offerto, al pari del tuo sangue, versato,
per l'eterno patto,
dal dorso, che lo scudiscio ha martoriato,
dal capo, che le spine della vile corona hanno violato
e, appresso che, durante la via,
cadesti, sotto, della croce, il grave peso,
da taluni reietto e disprezzato,
bensì, dai giusti, immensamente amato,
dai piedi e dalle mani,
trapassati dai sacrileghi chiodi
e dal costato,
dove, non ancor paghi del male compiuto,
vigliacchi, ti hanno altresì ferito.
Tu, essere celeste,
che, di alcun male, ti sei macchiato
ed hai, all'inverso, gli stolti carnefici, perdonato,
che, all'insano ordine, hanno obbedito,
senza capir realtà di colui che stavano uccidendo
e che, a Dio, l'innocente suo spirito, rimetteva,
che fosse in ver chi, d'esser, predicava.
"Io sono la via, la verità e la vita.
Chiunque crederà in me non morirà mai"
pronunziò, avanti la sua ascesa,
Gesù, chiamato il nazareno,
o il cristo, dell'onnipotente, l'unto,
il messia, il salvatore...
comunque sia... il nostro adorato signore,
che, per nostro amor, ha donato la sua vita.

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