Ché tanto tutto va e tutto torna
ché ci si ferma e poi si riparte,
a volte,
ché, altre volte, si rimane lì
troppo se si è sensibili
e troppo poco se si è insensibili
ché si conta il tempo
come se si dovesse controllare il tempo di cottura
ché si cuoce appresso
e si cuoce di meno da soli
ché tutti non significa tutto
ché tutto, spesso, è il resto,
l’oltre,
ché così è
e ché così potrebbe anche non essere
ché ci si divora
e, poi, ci si ritrova
e se non ci si ritrova.
Beh!
Chè essere potrebbe, davvero, essere
e che, a volte, non basta
perché la verità non sembra libertà
che, però, la libertà è non tartassare
di pensieri il pensiero
facendo dell’esistenza uno scolapasta.
Ché tutto va e tutto viene
come se essere scontati
sia ciò che di più facile possa avvenire
per essere normali
che, poi, essere normali
non è una crostata alla marmellata
ché il palato, a volte, non è tale
e, altre volte, bisogna ricominciare.
Ché tanto tutto va e tutto torna,
forse.
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