Rasento il muro degli anni,
mi sporco ancora di quell'anima.
Ho aperto le mie finestre,
a certe non mi sono affacciato,
dal vetro, i palloncini delle feste,
diventavano mongolfiere enormi,
le vene d'alabastro del davanzale,
i miei vicoli,
le mie corse senza sudore.
Ma conosco l'odore della terra,
la brina che ti schiaffeggia,
la voce del mare che ondeggia.
Ho assaggiato la frusta del sole,
il pane non era sempre lo stesso.
Ho questo nelle mani,
questo ho potuto dare.
Sono uno di quei figli
che ha vissuto il giorno nella notte,
aspettando finisse la danza di altri cuori.
Porto sul viso la calce dei ricordi,
tra i capelli il vento di una fuga...
che non c'è stata.
Composta mercoledì 2 dicembre 2015
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