Nella parte alta d'Europa
È il mattino dopo.
Non so di che giorno.
E non è presto,
almeno per essere ancora buio.
Fa freddo,
come deve essere in novembre.
Scendo per le strade ferite.
Negozi chiusi.
Fermè
fermè
fermè.
Baguette listate a lutto
nelle vetrine con i vetri ammazzati.
Un verre de vin rouge
al banco del bistrot che apre per primo al mattino,
quello che si trova dopo la casa di qualcuno.
Il vino per abbattermi un po'.
Qualcosa di operaio e salato,
per tenermi su.
Colazione da inverno a nord,
da freddo in corpo.
La mano è rossa,
la veste il bicchiere.
Ricorda il sangue,
riporta alla notte di lampi e di fughe,
alla notte dei corpi distesi
delle vite fermate.
Alla notte purtroppo famosa.
Il qualcosa di operaio e salato
giace morto in fondo al cestino di plastica cinese.
Mi si è chiuso lo stomaco.
Bevo un altro bicchiere,
in fretta,
senza guardarmi la mano,
ed esco.
Non so chi c'è intorno a me
e non voglio sapere.
"Io non so, non so niente".
Tengo la testa bassa
e vado incontro alle strade ferite che sono dentro di me,
sporche di vin rouge e di sangue.
Composta lunedì 18 gennaio 2016
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