È quando la vita
qual carcassa di sogni e di speranze
orrida appare e mi spaventa
che al rifugio del tuo amore
corre il cuore mio tremante.
Fuor di esso non troverei nulla:
uomo, finito, consapevole di essere
per caso a questo mondo,
oscurati agli occhi l'erba, i monti
il cielo e il mare
corpo in attesa di essere calato
in un sonno profondo,
stramazzerei all'insensato e disumano.
È accanto a te, reale o immaginata,
che come nuvole al sole
si disciolgono i miei grumi di paura
e l'animo ritrova accenti note e toni;
è come un risveglio, più di un altro nascere,
da cui sia bandita l'irragionevolezza
del vivere, il ritrovarti e sentir che sono.
A te mi appoggio come ad un muro
quando il peso dei pensieri mi stanca:
poi s'appressa si erge e urge
il bisogno incessante di toccarti
di avvertire uno sfioro di carne viva
che mi risparmi da un annichilire.
È codesta possibilità di amare
che mi offri che divino scrolla
l'improvvisa paura di svanire
e inficia le malefatte del tempo.
Angelo salvifico, non si dispiumi
come flabello al vento il prodigio
che ci bacia, fasci di luci
intensi giungano dalle tue pupille
e tutto ancora non ci sia negato
nella inauspicata congettura
che si acceleri il passo della vita.
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