Bisogna pure

Poi che come pungente spira
il dolore rampicante si attorciglia
con le sue fitte chiome di pianto,
bisogna pure che di me stesso mi riappropri, che a picco coli
l'agguerrito vascello di tristezze
che corsaro scorribanda
lungo sguarnite coste di speranze
che la ciurma di malinconia,
che mi assalta,
arretri oltre la frontiera del cuore
che smantelli gli avamposti
da cui dietro spinosi arbusti,
trattenendo il respiro, udii
trasportate dal vento
le tristezze della mia vita.
La pena di essere
che viva sento e soffro
come aratro va viene torna
scava solchi profondi,
il vomere affonda tra le radici
e le arse zolle del cuore
né il corpo lascia senza memoria!
Nei suoi solchi ho visto
il mio sangue tremebondo
nutrire chiazze di gramigna
immissario fluire
in pozze di melmosi giorni!
Domani o altro giorno che sia,
bisogna pure
che la luce di una nuova alba
a cangiare venga i foschi
colori della pena d'essere,
che un riflesso di cristalli
pure ritorni a illuminare
un volto impallidito
con un gorgoglio di fiamme.

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