Quando con le sue mareggiate
Quando con le sue mareggiate
uomo tristezza ti palleggia
venuto meno il pericolo di dire
parole indurite a chicchessia
accorrono e fanno ressa nugoli
di pensieri che non puoi fermare.
Progetti e ricordi, in gran pompa
sfilano e ti danzano intorno;
ti rivestono con le loro trame
li odi e ti mozzano il fiato:
tu, chiudi gli occhi e non dici parola.
Ieri, oggi, domani... gli sterili figli
della nostra vita mortale,
i fantasmi del nostro durare
che ci ricatturano con le loro storie!
Come lontani spari in giorno
di festa che l'occhio non vede
il cuore che batte e spera
il rimbombo ne ascolta.
Velleità, ideali pagliuzze accese,
faville che pur rivivono nelle pupille
espulse da neonati vagheggi
nel silenzio chi sa dove
frottole andranno a morire!
Cederesti del tutto. Poi,
improvviso si spezza il cerchio
attorno a cui giri senza saperlo
rinvieni e ritrovi il respiro.
Pacato, dentro più non ti guardi,
riprendi il tuo ritmo umano...
Ma lo scontento ben presto riparla,
allarga le braccia e ti viene incontro
di te ancora prende possesso, ti fa suo!
Cessa l'interiore sciabordio:
ozia l'ora e si annera il tempo;
spogliato rimani di ogni senso.
Dimesso, tra scherni di ombre
che covano fredde sere future
riarso ripensi alla vita che passa...
alla speranza che al limite
vana ti consuma rigonfio d'illusioni.
E mentre più accidiato temi
gli sfasci che il vuoto perpetua
riascolti i passi dei nemico che conosci
il niente e la morte.
Tra scaglie e pietre arse,
assetato di sereno essere
pure ritorni a cercare una polla
per dissetare la speranza
che domani ritrovi un altro te stesso.
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