Scritta da: Vincenzo Cerrato

Soliloquio

Calma.
Un respiro salmastro inebria l'aria
ora più limpida e più sincera.
Calma.
Moltitudini di braccia si riversano a me
con un lento e costante fare.
Calma,
ingrata messaggera
preannuncia l'arrivo del nubifragio.
La bonaccia della mente dura ormai da molti giorni e
il veliero delle parole va alla deriva.
Inizia a piove.
Tintinnii di lacrime scolpiscono un viso
scorrendo tra le crepe segnano i lineamenti.
Sento il tuo respiro, ora affannato, accarezzarmi
mi rasserena, mi protegge.
Il tuo odore sa di buono,
di un profumo antico che ti riempie il petto.
Uno schiocco, uno schiocco di lenza ti penetra
come per arpionare il tuo essere, la tua essenza
ma tu, così solidamente immateriale non ti lasci afferrare
resti lì, materia pura e spirito adulterato.
Ed ecco d'un tratto il cielo tingersi di rosso.
Torna il sereno.
Il tuo silenzio è assordante.
Tante le domande, tante le parole da riempirti.
Abbiamo superato la tempesta,
non ho paura.
Resto ad osservarti,
la mia anima si spoglia
e con un muto interloquire,
parla col mare.
Composta mercoledì 5 ottobre 2016

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