Sapere aude

Più non si riprodurrà per me
l'avvicendarsi di avvenimenti
lieti e tristi un giorno;
tutto resterà intatto alle mie spalle:
la vita quotidiana della gente
il ridicolo universo, le distanze.
-Vale la pena di vivere? -
è la domanda schiacciante
che mi si presenta davanti
ogni alba. Qual è la risposta?
Quante logiche astruse a sostegno
di un'esistenza edace che dilegua!
Eppure non so rispondere al rebus
se assisto ad accasci di speranze
e sventro nasciture illusioni.
Esposto al dubbio che si addensa
e si spalanca interrogo l'oroscopo:
nella sfera di vetro divinatoria
frammentario si mischia passato e futuro;
non vi è collante che faccia presa
né evoluta che a qualcosa adduca;
mi guardo nel cuore,
la poca luce mi inclina
cedo, salto tra cielo e abisso;
in sosta sull'orlo dello stupore
nulla fiuto dall'incurante tempo
per proteggermi dal peggio.
Senza un chiaro senso,
per abitudine, ancora per un frangente,
spinto dal vento delle passioni
verosimile continuerò a viaggiare;
senza insegne di esultanza
tremante aspetterò un segnale
da un viso senza volto: qualcuno
busserà la prima e l'ultima volta.
Poi, stramazzato resterò muto:
si acclarerà un nulla al cospetto del mondo
ad onta di quel che senza volerlo. Pur fui.

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