Ritorni adesso al prima della vita
l'aldilà in quegli spazi dentro te
è stato l'infinito del tuo buio,
dalle ceneri sorte dal profondo
non s'è alzata la fenice di un sogno,
fingi il lenzuolo indossato una bara
bianca, come una palpebra a cadere
sull'occhio del tuo corpo, ché ti piace
pensare che un domani si dia ancora
il candore della tua fanciullezza,
e domandarti chi abbia presenziato
ai funerali della solitudine,
un'eco di domanda ti risponde
nemmeno Dio, ché ti ha abbandonato,
le pupille annegarono sommerse
dall'onde perentorie delle palpebre,
gli occhi scesero fino alle narici
e lì fu come se ti compiangessi
e il russare fu il lutto espresso in lacrime:
sei il veggente di tutto il tuo passato
risibile, patetico ti immagini
quello che non hai potuto vedere
e almeno in parte infine lo indovini.
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