Stranito sogno sibillino
Stranito sogno sibillino
sfoggiava l'essenza sorprendente,
insolita irrealtà dell'univoca fusione
della divina coesistenza degl'immutabili elementi.
Cangiando le sue quadrupli figure,
il fuoco s'infiammò per la feconda terra,
d'inimitabile natura intrisa,
di cui percepiva l'ammaliante sensazione.
Contemplando l'incontaminato volto matriarcale,
nei cui occhi s'affacciavan i tre regni naturali,
l'orizzonte rispecchiava il suo serafico splendore,
nei capelli entrava il sole,
sulle mani sue poggiava la sostanza materiale;
si struggeva per amore...
Furioso alquanto
per la coscienza di rispecchiar se stesso,
smaniava di dolore,
quel singolare essere bruciante,
ch'ardeva per l'assurdo, sconvolgente ardore.
L'eterea aria ossigenante
e la scrosciante acqua sorgente
sembianze alternative,
ammutolite, subivan l'insensato malumore
della cosmica entità, forgiata di filosofico concetto,
implorante corrispondenza dell'inusuale sentimento.
Ribollente di passione,
le sue lingue incendiarie lambivan pericolosamente
tal sacral generatrice di materia primordiale,
quella parte da lui amata follemente,
incosciente ch'essa fosse il suo grembo naturale,
la sua madre originaria, nutriente il suo calore, il suo fulgore.
Preso atto del reale,
si dovette rassegnare ad amarla in tale veste.
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