Scritta da: Andrea De Candia
Combattere quest'analfabetismo,
l'ignoranza è una decomposizione,
il buio è tutto il sonno della cenere
che si raccoglie in ciglia, tutto l'animo
dorme in profonde più interiori altezze,
e lontana parente del suo volto
è la luna col cranio, quieta insonne,
scompare sul cuscino di una nube
chiude e riapre il suo occhio senza sosta
liquido il Tempo come fluttuante,
spume raddoppiano l'agitazione,
ma pur di non vedere il vuoto scendere
in mare, in terra, approfondirsi, Essa
vi si aggrappa come fossero zattere...
Ma qualcosa rimane nel passato,
la pelle che si spense poco a poco
in agonia di sangue col tramonto,
il contatto dell'acqua le appiccò
l'incendio che bruciava lentamente –
solo carboni, quest'oscurità –
s'alzò statica in scintille di ceneri –
ogni granello aveva la certezza
di non potere essere scomposto
in qualcos'altro ancora, riaffioravano
dal terreno del buio le sue palpebre,
i capolini delle sue pupille
ebbero nei riflessi una rugiada –
dalla tabula rasa dei colori
nella lettura di un testo già scritto
di parole consistenti in un'unica
lettera, ripetentesi infinita,
cominciò a riconoscere la luce,
materia prima di quest'universo,
dal banco, dove stava, della terra,
verso la cattedra, senza insegnante,
del cielo, nell'aula del suo pianeta.

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