Eccola adagio sopraggiungere...
Eccola adagio sopraggiungere
oltre le propaggine dell'occaso
la lenta camminante sera:
il suo manto cala sul cadente giorno;
ove non giunge ancor scalpita
qualche morente scaglia di luce.
Tra poco verranno le tremule stelle,
la luna, l'immoto insondabile buio.
Oltre le cimase, troverà un finestra
il cuore per una scorreria nel cielo:
lì, solitario, valicherà fiumi immaginari
tra valli immerse in arcani silenzi.
Dal margine di un lembo di infinito
frugherà il cuore nel luccichio turchino
alla ricerca di figurati affetti perduti.
L'armonia silente di celeste sfere
riporterà l'eco di voci tacitate
voci più non udite, voci nientificate.
Eh... molti sono stati i partenti forzati;
e indietro nessuno è mai tornato!
Anch'io, pure, dovrò salutare un giorno.
L'oltrevita, l'assurdo eterno inganno,
ciascuno se lo inventa come vuole
e a piacimento lo colloca dove crede
popolandolo di accreditati fantasmi.
Ma nessuna allucinazione vissuta
integro riprodurrà miracolosa
i lineamenti le fattezze e i visi
dei vivi da tanto spariti.
Ah quale fatiscente bolla il vivere:
un soffio la esplode e nessuno saprà
mai chi, volubile, quel soffio mortale emise.
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