Mi fermo
su marciapiedi
che sanno di strada
e rincorro il colore delle macchine
sfreccianti
al suono di clacson
e voci di marmitte
e assordanti semafori
dettano
il rombo del motore
e mi batte il cuore
come tacco che sbatte su gradini
e sudo di luci riflesse
di sole grondante
e ritrovo passeri storditi
d'un volo lento
come un sogno
che sembra afferrarsi
per poi svanire
e d'un colpo
un arcobaleno
cangiante
come luci alternate
di un Natale stremato
di una festa d'un tempo
che non può esserci altro tempo
e un affanno
come pugno nello stomaco
nonostante la voglia
di continuare
a camminare
magari vicino a quella mano
tra le tante
che mi possa colmare.
Non chiedo tempo.
Ma chiedo scusa.
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