Legna carbonizzata è questa notte,
estesa senza avere intermittenze,
fiamme accese di zanzariere, gli astri,
gocce di fuoco piante da paura,
solitudini di distanziamento,
sorelle che s'osservano
in modo circospetto:
entra in scena lo sguardo dell'insonne
dal palcoscenico di un marciapiedi
al proscenio d'una strada isolata
in cui la passeggiata si è tenuta
come monologo della sua insonnia,
ed è il silenzio del suo sguardo, parla
l'occhio di bue in un occhio di uomo
proietta in una folle lontananza
l'orizzonte della sua direzione,
è arrivato da sempre a quella vetta,
all'applauso dell'occupar (n)e il centro,
alla pausa scandita d'altro tempo
risponde con sublime indifferenza:
consuma il pasto d'ossa della luce.
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