Scritta da: Stefano Cardarelli

Il borgo che guarda Roma

Mi appresto alla vista sacra della Madonna del Sorbo
i miei passi scricchiolano sul selciato
solo rumore di brezza e il ticchettio di un Picchio verde
accompagnano la mia ombra
all'improvviso il cuore si fa meraviglia
si apre la valle feconda
tra chiazze di fiori e ginestre... ramingano i buoi
ogni tanto il gorgoglio delle placide acque del Cremera
rompono il silenzio della natura
tra i cespugli un usignolo di fiume accompagna il mio passare
lo zaino del viaggio comincia a pesare.
Dal culmine della collina
i tetti di Formello cominciano a prendere ordine
il mio vecchio bordone passa l'arco di Porta da Capo
l'immagine di un Cristo mi accoglie a braccia aperte
l'anima si rallegra
sfioro il Palazzo Chigi con il suo maestoso portale
intravedo lo scrigno del chiostro
abbraccio con lo sguardo questo disegno d'ingegno umano
la piazza si riempie di sillabe che diventano parole di stupore
dei Romei stanchi
nella risega dell'angolo c'è la Chiesa di San Lorenzo
con la sua meridiana per il tempo antico
il bordone avanza tra le fessure del paese
la luce interrompe il suo viaggio
tra i tetti e le case del Borgo dei Chigi
petali di gerani seguono la voce del vento
anguste viuzze animate da gatti
salutano il passare del pellegrino
interrogo i miei passi tra sogni e speranze
adesso so... di non avere più confini
l'ultimo campanile della chiesa di San Michele Arcangelo
contempla l'agro veientano
il tramonto si adagia sul borgo che guarda Roma
mentre le stelle mi aspetteranno a San Pietro.

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