Non sei la morte e neppure un sorriso;
voluttà ch'è impressa sulle tue labbra
e ordito lenocinio sul tuo viso
si contemperano oscuri sull'ambra
del tuo sassofono. Ora sogguardi algida
le trine del tuo davanzale e forse
le voci dello sferzante sinibbio
s'inflettono e s'addormentano leni
fra le tue dita. Ancora una tua vita
t'è sfuggita rapinosa e repenta...
e un incauto petalo s'adagia
pencolante d'ansia sopra il tuo cuore.
Un guardo tuo illumina l'aria e smorza
taciturno accanto ad una stupita
fata addormentata; dipoi, reclina,
sotto le tue ciglia i tuoi occhi tacciono
come, prospiciente l'aureo letto,
vanisce invigilato il tuo sassofono.
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