La sciaradda fumigante del vespro
ha punte di cromorno che soltanto
il lento commovimento del vento
sa pazientemente addipanare.
La nota che l'eco adusta riverbera
è una scheggia smorzata sopra il rame
dell'orizzonte; rameggia un silenzio
nel profondo dell'ora. Stride querula
l'oscura epifania della sera;
si snodano i destini: come tónfano
attempato disperdono la brace
promessa all'argento striato alcuni
accordi in lontananza; una voce alida
si prova a modularli con arpeggi.
Ma il turbine ondoso con le criniere
d'un diospero sommuove anche il tuo
albagioso parlare. S'incupisce
la stanza trinata mentre lo spettro
della finestra vanisce; una brezza,
dipoi un attonito bisbigliare:
il profilo marezzato si spunta
di frondi magnioliacee, auso antro
d'un poggio anellato in derelizione.
Stagliata contro romite nuvole
di cenere, svaria roggia la voce
arrochita d'una scaglia di luna.
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