Sono al mio posto, come sempre
C'è nebbia,
di colore bianco nascosto, come polvere all'aria,
e io sono qui,
al mio posto, come sempre,
dall'alba dei giorni, alle porte della città d'oro.
Ho il presentimento che appartiene al guardiano,
quello di dover suonare il gjallarhorn,
per l'ultima volta, annunciando la fine,
per primo,
primo attore di pagine scritte,
sono al mio posto.
È una nebbia che non ha faccia dei soliti giorni,
cresce, per nascondere l'inganno,
ogni attimo rubato alla mia pur penetrante vista,
è un momento in meno,
sottratto agli ultimi sospiri.
Come al gatto, cui han rubato il rumore dei passi,
o il respiro assente nei pesci, questa nebbia avanza,
verso la città splendente.
È questa la battaglia!
Quella per cui, guerrieri come me, come i miei fratelli,
hanno conosciuto i nove mondi,
attraverso i propri occhi, al contatto della pelle.
Il cuore mi si spacca, ho nel fiato il primo suono della guerra,
comincerà da quel momento,
comincerà da adesso.
Gjallarhorn suona.
Il suo alito d'allarme, disperde ogni dubbio,
nella nebbia si trasformano mostri e giganti,
una distesa immensa, orda di distruzione.
L'unico intento è travolgere la vita.
Ho ascoltato il nascere del primo suono,
flebile, come niente possa assomigliare,
sento crescere perfino l'erba, che al confronto,
è come l'esplodere di un vulcano ardente,
mi accorgo dell'ammantarsi di ogni gregge, della propria lana,
ed il paragone fa sembrare come mille cascate infuriate.
Ma con tutta la sua sottigliezza, quel primo suono,
ha avuto lo stesso fragore della luce che disperde il buio,
improvvisa.
Fin da quell'istante conosco il momento dell'ultimo gjallarhorn.
Ed è adesso.
Venite avanti, demoni d'inganno!
Ho la mia spada in pugno, e questo è quanto basta!
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