Ode all'acqua
L'orizzonte arrossendo carminio si nasconde,
ai passi lenti e stanchi della notte,
che spietata lo ricopre col suo buio mantello.
In un barbaglio di piccoli squarci di diamante,
dove la pioggia fugge in una solenne
orchestra di percussioni,
tamburellando, scuotendo,
facendo eco in ogni vuoto eremita.
Tempesta testimone muto di ogni panorama,
ti trascini urlante, estorcendo odore alla terra.
Erri con il tuo maldestro circo di vento, fulmini e tuoni
come un'orda di barbari, urlanti, al galoppo, impavidi e folli,
crudele scintillio nello stridulare di spade.
Carnale, ovattato abisso,
profondo, nero, sicuro di riflessi metallici.
A piedi nudi seguo la tua strada di grafite,
stregata dal ritmo del faro.
La tua natura fresca d'acqua
scivola morbida fra le mie mani, senza respiro
sciacqua sulle facce della mia anima poliedrica,
e le fa compagnia nell'errante, incredulo sogno della vita.
Mentre la passione permea dal tuo bacio salato,
la pelle ormai umida e calma,
pizzica come peperoncino maturo,
nel ricordo d'estate.
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