A Luisa, mia mamma.
Mamma... cosa vorrei darti...
forse un mondo nuovo dove potresti sorridere libera
priva di schemi e di divieti assurdi,
ma solo quelli conosci... e ti strapperei via dalla tua
errata e impostata consapevolezza e ti farei osservare
i laghi che forse ami, quelli con i voli di oche selvatiche e
con libellule esili...
e ti porterei a vedere davvero un
tramonto, così per mano per poi lasciarti li da sola, si
da sola a ripeterti fino a spaccare quel tuo credo fatto
di filo spinato per questa terra, fino a guardarti davvero
e a vedermi per la figlia che semplicemente sono, quella
che ami, la stessa che ti spaventa... e io, mamma, ti
prenderei in braccio come una bimba perché saresti
stanca sfinita, di aver rincorso per quasi tutta una vita i
sogni scritti e le illusioni dettate da bocche e menti
che rubano l'esistenza,
ti farei riposare, no no nel tuo letto,
in un letto nuovo, magari fatto di onde e di profumi di
fresie e vorrei osservare il tuo risveglio quello vero, e...
abbracciarti forte e delicata per non farti male... scarpe
morbide ai piedi appena nati accarezzati da un gatto, e
occhiali tenui per non
affaticarti troppo la vista dallo stupore e capelli bianchi
spettinati per lasciare passare il vento e le orecchie
libere per sentirti finalmente il tuo nome!
Tua figlia... quella selvatica.
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