Ho impiegato più tempo
Ho impiegato più tempo del solito a trovare le chiavi di casa, ad aprire la porta e ad entrare.
Chissà... forse perché il mio solito mal di testa non mi dà tregua... eppure mi sarebbe dovuto passare.
Mi fermo per un attimo a pensare, appoggio la schiena all'uscio e chiudo gli occhi.
Solo per un attimo... poi, con un sospiro di liberazione, spingo la porta alle mie spalle fino a sentirne lo scatto di chiusura.
Mi dirigo verso la mia stanza.
Qui è tutto come prima, come quando sono uscito.
Gli oggetti sparsi per terra... lì... dove li avevo lasciati cadere.
La finestra spalancata e il solito venticello che muove le tende,
la scrivania sempre coperta di carte e disegni e il letto ancora da fare.
Per un attimo penso al presente, al passato, al futuro.
Un altro sospiro e mi seggo alla scrivania.
Raccolgo un foglio di carta e una penna e scrivo queste poche righe.
Com'è tutto diverso ora!
Come sono diversi i miei pensieri!
Forse sono diventati inutili!
Eppure... eppure sono passati solo pochi minuti!
Continuo a scrivere anche se un brusio giù in strada mi distrae.
Mi fermo perché il vocio si fa sempre più insistente.
Il rumore mi infastidisce.
Mi alzo e mi dirigo alla finestra.
Mi affaccio e guardo verso il basso,
anche se già so di che cosa si tratta.
Vedo la solita folla di curiosi,
la polizia,
l'ambulanza che si avvicina,
qualcuno che copre il mio corpo con un telo bianco.
Composta domenica 12 settembre 1971
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