L'ultimo tuffo
Ea quel dì gran festa e noi ragazzi
s'era venuti al Po per la nuotata;
finivano le scuole e come pazzi
per la gioia, era tutta una risata.
Sull'onda mormorante del gran Pado,
correva l'acqua sciolta dalle nevi
e il forte corso ricopriva il guado
ed ammoniva tutti «o nuoti o bevi».
Eri un fanciullo, Enrico, uando al porto,
tu ti tuffasti giù come dal cielo,
ma l'ancora spietata ti fè morto
e l'onda s'ammantò di un rosso velo.
Oh quanto il tuo ritorno fu mai duro
su quel furgone nero e traballante
che ti recò da Pontelagoscuro
al tuo papà malato e un po' tremante!
Fu il primo colpo d'ala che la morte
battè su noi ragazzi e duramente
ad ammonire, fredda, che la sorte
uccide anche la vita più innocente.
Molt'anni son passatida quel giorno
e il mondo ha ripercosso i nostri cuori
che sparuti si guardano dattorno
e gioie più non vedon ma dolori.
Su la tua tomba c'è talora un fiore
portato da un amico e un fiocco lume,
onaggio di una antico tuffatore
all'innocente inferia del gran fiume.
Fu dolce forse a te morirbambino,
menttr'ansimante per la bella gara
tu ti lanciavi giù dal trampolino,
tra gli amici paludenti di Ferrara.
Tu nella tomba entravi allor di schianto,
purissimo qual nume giovinetto,
lasciando a noi la vita col suo pianto,
mentre gioivi al viver più perfetto.
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