Ridi pagliaccio
Ridi pagliaccio, finché puoi
Ridi pagliaccio,
finché il tuo riso farà ridere anche me,
finché si specchierà
nel riso
di un bimbo felice.
Ridi pagliaccio,
finché dai tuoi occhi
non scenderanno lacrime di delusione,
di amarezza;
lacrime
che cadendo a terra si frantumeranno
come vetri di cristallo.
Ridi,
finché le tue lacrime
non sono ancora scese,
perché quando lentamente
scenderanno sul tuo volto
allora, ti mancherà il tuo riso,
il tuo viso;
ti mancherà il sorriso
dei bimbi felici;
la tua maschera
di pagliaccio ridente.
Ridi pagliaccio,
finché la gente ride con te;
ridi pagliaccio,
finché il dolore
non ti attanaglierà il cuore
e il vento
trasporterà con sé il tuo riso.
Quando esso si placherà
e le tue risa
non potrà più trasportare
ai confini del mondo,
cercherai invano
con gli occhi umidi
di amaro pianto,
di umano pianto,
le tue risa
e le risa di chi hai fatto ridere.
Ridi pagliaccio,
finché non toglierai
dal tuo volto la maschera,
e lo specchio
rifletterà il tuo vero volto;
allora,
non avrai più nulla da ridere,
più nulla per poter far ridere.
Sarai solo un anonimo buffone,
tra tanti buffoni anonimi;
con il riso represso,
con la maschera cancellata
da batuffoli
di cotone colorato
che ormai non userai più
con la mente annebbiata
che rincorre
fantasmi del passato,
fantasmi ridenti
che non appariranno più.
Ridi pagliaccio,
finché ti è consentito farlo.
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