Secondo amore
Come una fenice suicida
che si smorza e non risorge,
così io mi ero accasciata.
Il sentimento maltrattato
aveva fatto propria in me
la fragilità di un albero di cenere.
Poi tu, acino di zucchero incendiato,
insabbiato tra i grani non ancora caduti
di quella mia clessidra sbeccata.
Se ora il costato mi trabocca
di argento e caramello
è solo ad opera della tua incandescenza.
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