Scritta da: Federica G.

Piacere, il mio nome è Alzheimer

Piegata su me stessa lamentavo le mie sofferenze ritenendole le peggiori al mondo.

Poi ti ho veduta.
D'improvviso la mia prospettiva è cambiata.

Io, privilegiata perché trovata dall'Amore; tu, sterile, ti è stata tolta la capacità di dire Ti Amo alle persone che ami: un inferno, dunque.

Su quel letto di ospedale, al mio fianco, mi hai guardata: ho visto in faccia il dolore.
Il dolore ha un volto.

Urlavi nel silenzio della notte. Un gemito incessante, una cantilena di morte.
Eppure in quel lamento scorgevo la parola familiare: Elohim, Elohim.
La tua era una forma di preghiera?

Tuo figlio stringeva quella mano che per anni lo aveva risollevato dalle cadute in bicicletta, dalle azzuffate con gli amici.
Tuo figlio ti sorrideva e ti cantava come la mamma migliore del mondo.
Anna, hai cresciuto un figlio stupendo.

L'inizio della tua malattia fu subdolo: una stupida dimenticanza.
Oggi quella dimenticanza è il tuo pane quotidiano.
Riconosci chi bagna il tuo letto di lacrime?

Se la corretta diagnosi si avrà solo con la tua morte,
perché entrando hai sussurrato: piacere, il mio nome è Alzheimer?
Composta martedì 18 agosto 2009

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    Scritta da: Federica G.
    Ha partecipato al concorso
    Come un granello di Sabbia

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