Scritta da: Bernardo Panzeca
in Poesie (Poesie personali)
Ricordi
Era di notte
che li trovavi.
Come genti
la domenica
sul sagrato.
Composta martedì 22 maggio 2018
Era di notte
che li trovavi.
Come genti
la domenica
sul sagrato.
Sei talmente dentro
che più che il mio
sento il tuo di cuore.
Se non dovessi più
svegliarmi dalla notte,
ne sarei felice
perché tu sei stata
l'ultimo pensiero
prima di dormire.
E se per fato
dovessi chiudere
d'improvviso gli occhi,
ne sarei appagato
perché tu sei stata
l'ultima luce
prima del buio.
Così come si vive d'amore
d'amore si può anche morire.
E non vi è nulla
di più bello a questa vita,
che vivere e morire
ma sempre innamorati!
Non importa se sei andata via
ho ancora un pezzettino del tuo cuore
e ciò mi basta.
Di notte lo metto sotto al cuscino
di giorno in un taschino
e quando vado al mare
lo do ad un uccellino
affinché possa provare
cosa vuol dire amare.
In un foglio bianco
a volerlo fare
cos'è l'amore
non si può disegnare.
Di celeste e nulla più
forse l'intero foglio
si può colorare.
Come per dire
che l'amore
solo al cielo
può somigliare.
È primavera!
Lo gridan gli odori
annusando i fiori
Lo urlano I cuori
sentendo gli amori
Lo esclamano I pastori
vedendo i colori.
È primavera!
Starnuta la rondine
respirando polline.
Se dovessi
a parole mie
spiegare
cosa si prova
nel baciare,
il cuore
dovrei chiamare
a testimoniare
quella sensazione
sconfinata
di volare.
C'era una notte
nel mese di dicembre
dove una Santa
girovagava da sempre.
Un asinello la accompagnava
in giro per il mondo
la Santa andava.
Porte e finestre si spalancavano
al suo passaggio tanti desideri
i bambini le affidavano.
Lei felice le letterine leggeva
il suo asinello tanta acqua beveva.
Tanta strada Santa Lucia faceva
pur di esaudire
chiunque glielo chiedeva.
Nonostante la tanta stanchezza
a lei bastava solo una carezza,
mentre carote e mandarini
all'asinello donavano i bambini.
Entro il giorno doveva finire
Santa Lucia per poter gioire.
Bastava svegliarsi di buon mattino
per far felice il proprio cuoricino,
dolci giocattoli e sorrisi si trovavano
con tante preghiere
tutti quanti Santa Lucia ringraziavano.
Povera donna
che fine hai fatto,
di rosso il mondo
hai tinto d'un tratto.
Da poco sbocciata
non pensavi altro,
che essere amata
e dagli uomini tutti
annusata.
Fiore tra i campi
il mondo inebriavi
quando di colpo
aiuto gridavi.
Piccolo stelo
color verde melo,
in tuo soccorso
è giunto il cielo.
Mani volgari
e prive di cuore
hanno spezzato
un piccolo fiore.
Povera donna
che fine hai fatto,
di rosso il mondo
hai tinto d'un tratto.
Quando una mamma piange
l'intero cielo si affrange,
più che lacrime normali
quelle son lacrime con le ali
che come rondini di primavera
raggiungono chi per gli uomini
è in preghiera.
Quando una mamma piange
l'intero cielo si affrange,
il suo dolore fa tanto rumore
perché ad urlare è il cuore
e non può che aver un malore
chi al suo cospetto
si trova a veder tanto orrore.
Quando una mamma piange
tutto quanto il mondo piange,
d'improvviso e senza avviso
non vi è più traccia di sorriso
in qualunque dove
e su ogni viso.
Quando una mamma piange
solo la parola perdono
può riecheggiare come suono.
Sul comodino
di fianco al cuscino
c'era una statuina
che ritraeva
una Madonnina.
Era di legno
non molto grande
ma dallo sguardo
era un gran baluardo.
Tutte le sere
la accarezzavo
e un'Ave o Maria
col cuore recitavo.
Non vi era giorno
che la guardavo
Non vi era notte
che non la invocavo.
Era una statuina
tanto carina
un gran buongiorno
mi dava la mattina.