Scritta da: Anna Rijtano Mallus
Silenzio
Passeggiando nel verde
odo i battiti del mio cuore
e li seguo.
Ascolto il rumoreggiare del silenzio
e cosi mi rigenero.
Composta martedì 26 aprile 2011
Passeggiando nel verde
odo i battiti del mio cuore
e li seguo.
Ascolto il rumoreggiare del silenzio
e cosi mi rigenero.
Ho un mezzo volo
in un mezzo cielo
in questa mia terra di finto compenso cardiaco
un limbo-purgatorio che segue un inferno
per preannunciarne un altro
un velo d'esaltata maniacalità
un'ala dal tono basso
oppresso
soppresso
depresso
e acqua
molta acqua sotto ai piedi,
ché di divino non ho nulla
e camminarci sopra sarebbe blasfemo
Ferma in questa isola emotiva
ad inventare le forme alle nuvole
e subirne i colori.
Di colpo, farsi nere!
Sotto quei vestiti,
trionfi di stoffe partenopee e arabeggianti,
ho tessuto le trame del mio lungo viaggio,
ho intrecciato lunghi fili
di speranze,
di gesti audaci di cui ero inconsapevole
e tuttora lo sono.
Ho cucito pazientemente una tela,
rendendo il mio corpo a guisa di una Penelope
in trepidante attesa di un Ulisse lontano.
Ho composto così la mia Odissea,
io sola su un'imbarcazione malmessa
con vele dai colori tenui,
e lacerate in più punti.
E ogni giorno
ho aggiunto toppe a quelle vele
le ho rese possenti,
resistenti alle intemperie,
all'acqua salata del mare,
ai milioni di Cariddi che vorticavano sotto di me.
Sono stata timoniere di questa zattera
abbracciata dall'acqua e dal vento,
ma mai ho ceduto
mai per un solo istante ho abbandonato i remi
all'oscuro destino dei fondali.
Sotto quei vestiti
rattoppavo le mie vele,
ricomponevo le pertiche che tenevano insieme
gli assi del mio catamarano,
tessevo le trame del mio lungo viaggio
e dell'audacia cibavo il mio spirito.
Sopra le vesti
crescevano le onde dei miei ricci indomiti
e le lasciavo libere di posarsi,
di contemplarsi nel loro groviglio creativo,
e quante volte ho districato i nodi
ed essi si riassettavano.
E quante volte ancora,
nella mia nostalgica traversata
ho stretto le mani in grossi pugni,
e se ora li dischiudo
guardo languida ciò che nelle palme è sopravvissuto.
Nodi attorcigliati ma fulvi,
stoffe consunte ma brillanti,
trucioli di legno imbalsamati di salsedine
ma vivi e orgogliosi di quanto hanno solcato.
Ti voglio donna
in mio possesso
versando piacere in te!
Odori umidi e sudore:
gioca di me adesso
libera rosa d'amore, tu.
In Noi passione,
odore umido e sudore,
donando attimi ad attimi,
ornando di baci vita,
nel silenzio dei respiri,
nel suono dei sospiri.
amiamoci mia signora!
Ecco che torno
ancora qui, cammino
sospeso a un viale di croci e Angeli
che solo il grido delle
rondini taglia,
quando la luce è trasparente
come l'acqua e l'odore di
buganvillea la trapassa.
Allargo le braccia e sento che
sei nell'aria, un'immagine
che riveste il cielo la tua, alta
su un piccolo lume acceso
più che straordinaria.
Anche i cipressi avanzano
un loro canto nella tenera
ombra dei meriggi, qui nei
silenzi precipitati da secoli
che richiamano i lamenti delle vedove.
Dove sei pittore di ponticelli
esigui, tu custode
delle proprie dimore,
passo leggero di piume,
labbra di innocenze schiuse,
anche queste rose che
urtano il venticello a te
connettono, e i sensi di queste
ortensie oltre con me ti
afferrano, il sorriso tenue.
Ma se il tempo del dolore
prosciuga il mare
di lacrime, le dighe dell'anima
svuotano a effluvi il proprio alito
e le iridi si spaccano,
viene il dubbio se sbandiamo
ciò che sarà il futuro,
non resta alto che un suono di preghiera
sussurro nella sera.
Era ciò quella sinuosa linea
nella tua mano che leggevo, sottile
in cui figurava il passato,
una lettera in cornice a
testimonianza di una combattuta fede
romantica, col tuo nome bene
iscritto, era per te l'amore
amato fatto presagio,
col cuore e un pesciolino li lasciato.
Ora i tuoi occhi sono
come questo mare
limpido che palpita un
suono universale, culla in
cui la mie labbra si
specchiano nel magico
seguitare delle voci che
compongono il canto vitale.
Dove sei tu Mentore,
tu emblema di speranze,
sguardo di paesi lucenti
nel mare, tu veliero su tempeste
e prode condottiero.
Ho provato a riempire quel
vuoto che hai lasciato con una
sciarpa e un occhiale che
solevi portare,
per darmi speranza, ma non
ho fermato una sola lacrima,
dove sei cacciatore di
fortune, tu vincitore vinto,
pifferaio fischiettante in vetta
a un sole, libero dalle catene
ci vedi ora nei contorni più
accesi, ma come chi è
partito lontano dalla dolce amata
a cercar fortuna noi ti
aspettiamo venire col
vestito nuovo e le canzoni dell'epoca rare,
il sorriso furbo scintillante
di chi visita paesi
oltremare, tu l'amico fedele
il miglior padre.
A Calogero Spallino mio padre con tutto il mio amore filiale, scritta e dedicata.