Vecchi marciapiedi, braccia materne per anime senza tempo consegnate alla solitudine. Quante storie e quanta vita sul grigio dei marciapiedi. Ricoperti da cartoni vissuti, depositari silenziosi di lacrime, sono il rifugio ultimo della disperazione. Sferzati dal vento dell'imperturbabilità, calpestati da passi anonimi e frettolosi, abbandonati anche dall'ultimo raggio di sole. Per tetto un cielo che, avaro, nasconde anche l'ultima stella. Le mani tese chiedono pietà, gli occhi, ormai spenti, raccolgono l'indifferenza.
Passione vera muove le mie mani che, silenziose accarezzano il tuo viso. Sguardi complici, labbra cedute al desiderio. Due corpi, fusi in una sola ombra che disegna fiamme accese sulle pareti nella penombra della sera. I sogni si lasciano afferrare dominare, vivere... per una volta. Respiro le tue emozioni, mi arrendo ai brividi che, prepotenti, attraversano il mio corpo. Ti sento. Le note del vento accompagnano attimi sconosciuti, gioie mai vissute. Tutt'intorno è passione e libertà ritrovata. Oltre quella vetrata le luci della città, ad illuminare per tanti una notte come tante. Ma non per noi, che sfondando la porta di un sogno abbiamo vissuto la magia.
Fuori è freddo, pungente e ostinato. Nel cielo ricoperto da nuvole basse e minacciose, poche timide stelle a ricordare la notte che avanza. I primi fiocchi, sottili come ali di farfalle, fluttuano leggeri sospinti da antiche melodie. All'alba del nuovo giorno tutto è candore, purezza. Le vette possenti, oltre la collinetta, sembrano sfiorare il cielo. Lassù, nella baita in cima alla montagna il camino fuma sicuro verso il cielo; il vecchio e la sua solitudine, compagna di una vita intera, ascoltano commossi le dolci note del magico inverno.
Tutt'intorno è silenzio e atmosfera. I battiti di un cuore impazzito danno voce al tempo che scorre. La fiamma rossa di una candela da vita a ombre che si fondono complici. Il calore di un camino scoppiettante accompagna gli attimi più intensi di un nuovo, giovane amore. Tutt'intorno è vita. Gli sguardi si accendono di desiderio e di passione, mentre la mente si ritira sconfitta. Mani che si cercano, si trovano, si intrecciano. E la notte guarda discreta.
Credevo fossi speciale, che mi donassi i migliori battiti del tuo cuore. Credevo fossi vero, che non conoscessi la menzogna. Credevo fossi un uomo, che amasse la lealtà. Ora non credo, non spero. Pensavo di non potermi bastare, di temere la solitudine. Pensavo di non poter stare in piedi da sola, di cadere al primo ostacolo. Pensavo di arrenderemi alle avversità, di lasciare l'ultima parola alla rassegnazione. Ora no. La luce ha vinto la sua battaglia ed io con lei. Nuovi occhi e nuove consapevolezze, speranze giovani e desideri mai spenti in una nuova fase matura e consapevole.
Libera la mia mente... consentile di pensare ancora. Spazza via gli orrori dalla mia anima... donale un nuovo respiro. Scivola sul mio cuore... insegnagli a battere di nuovo. Goccia pura e lieve, lava le lacrime che solcano il mio viso spegni la fiamma del risentimento, dona speranza nuova ai miei occhi ogni giorno più stanchi.
Fuori è ancora buio, profondo e ostile. La luce fioca della lampada, illumina gli ultimi istanti di un volto ormai plasmato da una sofferenza egoista e sorda, a qualunque preghiera. Dai vetri solo qualche timida stella, testimone silenziosa degli ultimi faticosi battiti; da adesso in poi, tutto è mistero. La notte meschina ha cacciato via anche l'ultima speranza, inghiottendo un uomo e i suoi affetti; davanti a se solo dolore. Guardo quella finestra, ormai buia. Poi guardo un po' più su; vedo davanti a me un uomo che, in punta di piedi, si incammina per un brevissimo sentiero. Deve percorrere solo un breve tratto; la parte più oscura l'ha percorsa tra gli uomini. E arrivato " più su" nell'altrove d'amore e gioia. Altrove benevolo e luminoso, dove due braccia materne attendono impazienti di donargli l'eternità.
Ascolto ogni mio battito... non è più come prima. Sfoglio le pagine del mio vissuto... non riesco più a comprenderle. Gli occhi han ceduto le espressioni migliori ad uno sguardo spento. Tarli travestiti da dubbi investono un anima a pezzi da tempo. In bilico su una linea sottile a un passo dal baratro, cammino incerta su acque che hanno inghiottito anche l'ultima, illusoria speranza.
Ricordo ancora le lacrime che, prepotenti, solcavano il mio viso. Ricordo il loro sapore amaro, ostile. Ricordo ancora il rumore dei battiti impazziti, le grida sorde della mia anima, ormai distrutta. Ricordo il colore grigio della polvere che, come un impenetrabile velo, ricopriva sogni e giovani speranze. Ricordo il buio fitto e ostinato nel quale, a lungo, ho brancolato smarrita. Anche la solitudine ignorava la mia esistenza. Nessuna porta da aprire, nessun ricordo nella mente. Dentro me solo rabbia; giù nel profondo, nascosta e timorosa, una luce fioca. La nebbia è ancora fitta e padrona, a fatica riesco a farmi un varco. Nutro i miei occhi di quella luce. Oltre la cortina di una oscurità prepotente scorgo la consapevolezza, alleata fino ad allora sconosciuta. Guardo dentro me stessa, questa volta senza paura. Il pensiero mi riporta indietro ma la luce mi attira a se, chiudendo alle mie spalle la porta delle lacrime e del dolore. L'oscurità pian piano si lacera lasciando al vento i suoi miseri brandelli. Davanti a me il cammino da intraprendere; lungo, troppo lungo. Non so se il tempo mi basterà. Comincio il viaggio. Solo la riva di un fiume placido mi offre un po' di ristoro. Riva benevola e accogliente cui nulla sfugge. Seduta su quella riva in una giornata speciale, ho visto passare uomini e miserie. Attesa lunga, dolorosa e paziente per un soffio di verità che rafforza l'anima.
E scesa la sera. Grappoli di luce fioca spaziano liberi nel cielo. Piccoli diamanti assecondano complici, nuovi e brevi amori. Il profumo inebriante del desiderio avvicina i corpi, regala nuovi battiti. Solo poche ore di brividi d'amore, sotto lo sguardo distratto di una luna malandrina.