Poesie preferite da Prometeo

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Scritta da: Giulia Guglielmino
Tanto lo so che ti sposerò...
Sarà forse un illusione travestita da speranza.
Ma tu, tornerai qui un giorno; Tu ci sarai, e io ci sarò.
Non riesco a mettere la parola "fine" a quella favola.
Ora mi hai allontanata...
Ma io lo so, lo so che ti sposerò...
Aspetterò...
Aspetterò fino alla fine dei miei giorni ma aspetterò...
Magari io avrò la mia vita... Ma se chiamerai il mio nome io arriverò!
Composta giovedì 15 ottobre 2009
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    Scritta da: Patrizia Cona

    Tu dove sei?

    I tuoi sguardi mordenti e fugaci
    come lame fendono quei sogni lontanissimi,
    che stringo tra le mani.
    Dentro di me gocce di sangue ardente,
    bruciano sotto la pelle dal color alabastro.

    Simili a mani delicate, mi spogliano da ogni difesa
    ed a terra cadono emozioni assopite.
    Quegli occhi come morbide labbra
    assaporano centimetri del mio corpo,
    dove rimane un desiderio dal sapore
    dolce e sconosciuto.
    Composta mercoledì 15 aprile 2009
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      Scritta da: Michela Zanarella

      L'eco bianco delle stelle

      È notte,
      un rincorrersi buio di sogni
      sotto l'eco bianco delle stelle.
      Cerco il rumore chiaro della luce
      tra le gonne di una luna in equilibrio.
      Aquiloni neri confondono
      le gerarchie del cielo.
      Vorrei capire,
      capire e sentire il passo veloce
      delle distanze,
      aggrappandomi alle labbra
      di un silenzio quasi perfetto.
      Al contatto con i miei occhi
      le allegrie di una cometa
      annusano le lenzuola del confine.
      E fuggo con la pelle
      a godere
      il naufragare lento di un nettare
      d'estate.
      Composta lunedì 10 agosto 2009
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        Scritta da: Elisabetta
        Se i libri fossero di torrone,
        ne leggerei uno a colazione.

        Se un libro fosse fatto di prosciutto,
        a mezzogiorno lo leggerei tutto.

        Se i libri fossero di marmellata,
        a merenda darei una ripassata.

        Se i libri fossero frutta candita,
        li sfoglierei leccandomi le dita.

        Se un libro fosse di burro e panna,
        lo leggerei prima della nanna.
        Composta sabato 25 luglio 2009
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          Scritta da: FRANCO PATONICO

          Come un guerriero

          Un giorno deporrò tutte le armi
          per affrontar il viaggio nella mente
          poiché vano sarà il richiamarmi
          dall'aldilà che dura eternamente.

          Se nulla sono stato, or dunque sono,
          anche se poi sarò così com'ero;
          dal mondo partirò senza frastuono
          e di nessun ricordo prigioniero.

          Io ti combatterò fatale sorte
          per l'ombra che proietti sulla vita,
          ma poi le braccia tese saran corte
          e debole la presa delle dita.

          So che l'impeto mio non ti sbaraglia,
          e il gelo annienterà questo calore,
          ma da guerriero ti darò battaglia,
          per contrastar l'oblio da vincitore.
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            Scritta da: Erika Moon

            L'incostante

            Gli occhi mi corsero
            dietro una bruna che passava.

            Era di madreperla nera,
            era d'uva scura,
            e mi sferzò il sangue
            con la sua coda di fuoco.

            Dietro tutte
            vado.

            Passò una chiara bionda
            come una pianta d'oro
            dondolando i suoi doni.
            E la mia bocca andò come in un'onda
            scaricando sul suo seno
            lampi di sangue.

            Dietro tutte vado.

            Ma a te, senza muovermi,
            senza vederti, te distante,
            vanno il mio sangue e i miei baci,
            bruna e bionda mia,
            alta e piccola mia,
            ampia e sottile mia,
            mia brutta, mia bellezza,
            fatta di tutto l'oro
            e di tutto l'argento,
            fatta di tutto il frumento
            e di tutta la terra,
            fatta di tutta l'acqua
            delle onde marine,
            fatta per le mie braccia,
            fatta per i miei baci,
            fatta per l'anima mia.
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              E più facile ancora

              E più facile ancora mi sarebbe
              scendere a te per le più buie scale,
              quelle del desiderio che mi assalta
              come lupo infecondo nella notte.

              So che tu coglieresti dei miei frutti
              con le mani sapienti del perdono...

              E so anche che mi ami di un amore
              casto, infinito, regno di tristezza...

              Ma io il pianto per te l'ho levigato
              giorno per giorno come luce piena
              e lo rimando tacita ai miei occhi
              che, se ti guardo, vivono di stelle.
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                Scritta da: Elisabetta

                La pioggia nel pineto

                Taci. Su le soglie
                del bosco non odo
                parole che dici
                umane; ma odo
                parole più nuove
                che parlano gocciole e foglie
                lontane.

                Ascolta. Piove
                dalle nuvole sparse.
                Piove su le tamerici
                salmastre ed arse,
                piove sui pini
                scagliosi ed irti,
                piove su i mirti
                divini,
                su le ginestre fulgenti
                di fiori accolti,
                su i ginepri folti
                di coccole aulenti,
                piove su i nostri volti
                silvani,
                piove su le nostre mani
                ignude,
                su i nostri vestimenti
                leggeri,
                su i freschi pensieri
                che l'anima schiude

                novella,
                su la favola bella
                che ieri
                t'illuse, che oggi m'illude,
                o Ermione.

                Odi? La pioggia cade
                su la solitaria
                verdura
                con un crepitio che dura
                e varia nell'aria secondo le fronde
                più rade, men rade.

                Ascolta. Risponde
                al pianto il canto
                delle cicale
                che il pianto australe
                non impaura,
                né il ciel cinerino.

                E il pino
                ha un suono, e il mirto
                altro suono, e il ginepro
                altro ancora, stromenti
                diversi
                sotto innumerevoli dita.

                E immersi
                noi siam nello spirito
                silvestre,
                d'arborea vita viventi;
                e il tuo volto ebro
                è molle di pioggia
                come una foglia,
                e le tue chiome
                auliscono come
                le chiare ginestre,
                o creatura terrestre
                che hai nome
                Ermione.

                Ascolta, Ascolta. L'accordo
                delle aeree cicale
                a poco a poco
                più sordo
                si fa sotto il pianto
                che cresce;
                ma un canto vi si mesce
                più roco
                che di laggiù sale,
                dall'umida ombra remota.

                Più sordo e più fioco
                s'allenta, si spegne.
                Sola una nota
                ancor trema, si spegne,
                risorge, trema, si spegne.
                Non s'ode voce del mare.
                Or s'ode su tutta la fronda
                crosciare
                l'argentea pioggia
                che monda,
                il croscio che varia
                secondo la fronda
                più folta, men folta.

                Ascolta.
                La figlia dell'aria
                è muta: ma la figlia
                del limo lontana,
                la rana,
                canta nell'ombra più fonda,
                chi sa dove, chi sa dove!
                E piove su le tue ciglia,
                Ermione.

                Piove su le tue ciglia nere
                sì che par tu pianga
                ma di piacere; non bianca
                ma quasi fatta virente,
                par da scorza tu esca.
                E tutta la vita è in noi fresca
                aulente,
                il cuor nel petto è come pesca
                intatta,
                tra le palpebre gli occhi
                son come polle tra l'erbe,
                i denti negli alveoli
                son come mandorle acerbe.

                E andiam di fratta in fratta,
                or congiunti or disciolti
                (e il verde vigor rude
                ci allaccia i malleoli
                c'intrica i ginocchi)
                chi sa dove, chi sa dove!
                E piove su i nostri volti
                silvani,
                piove su le nostre mani
                ignude,
                su i nostri vestimenti
                leggeri,
                su i freschi pensieri
                che l'anima schiude
                novella,
                su la favola bella
                che ieri
                m'illuse, che oggi t'illude,
                o Ermione.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Ho sceso, dandoti il braccio, almeno milioni di scale

                  Ho sceso, dandoti il braccio, almeno milioni di scale
                  e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
                  Anche così è stato breve il nostro viaggio.
                  Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
                  le coincidenze, le prenotazioni,
                  le trappole, gli scorni di chi crede
                  che la realtà sia quella che si vede.
                  Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
                  non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
                  Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
                  le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
                  erano le tue.
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