Se guarderete tra la gente vedrete un uomo che non è un uomo. È un soffio di fiato che non è fiato. È un'ombra. Quest'uomo che non è un uomo porta il peso di tutte le incomprensioni di tutte le esistenze del mondo, da sempre: è l'angoscia. Ha due braccia che sono travi e un sorriso che è un pozzo dove cadono le espressioni degli altri senza lasciare traccia. Niente speranze, niente sogni, nessun segreto da proteggere; il sole è pallido anche a maggio: è l'angoscia.
Quest'uomo stravolge il cosmo anche quando questo vuol starsene fermo, perché le cose non sono cose ma sono non-cose. E la vita non è vita, è non-vita. Così le stelle si confondono.
Egli non appartiene alla terra, non rientra in nessuna categoria, è solo nella sua lotta. Non può non essere solo perché, solo, lotta contro il se stesso solitario. Questo fiato che non è un fiato vorrebbe gioire ma se lo fa tremano le labbra e smette subito e se vuole piangere non c'è lacrima che gli bagni la guancia: è l'angoscia.
Quando quest'ombra comprende che è essenziale a questo mondo, quando ci crede davvero, quando accetta che non può esistere una forza oscura che gli stringe le membra e gli affanna la mente più forte di lei, se questa forza è la somma dei suoi stessi pensieri che sono il suo Io, quest'ombra smette d'essere ombra, smette d'essere fiato, smette d'essere uomo. È più di un uomo: è un uomo che piange che ride che ama. E il sole scalda la pelle.