S'alza la tua voce, s'attorciglia e s'altera serpente e vortice, s'impiglia ai miei capelli, sale ancora, s'ingigantisce si aliena in ruggito oscura il solito trillo o la parola. C'è un altro nella tua voce. Io non conosco quest'uomo che grida di piacere, delizioso straniero che parla lingue angeliche sopra un letto impuro.
C'è del sale sopra le labbra. Sulla lingua resti di naufragi e sirene, a volte alghe e il gusto dei fondali spumosi e verdi dell'oceano. Il sesso sempre ha sapore a mare d'inverno, di freddo vento nel cuore della notte.
Per i tuoi occhi. Per i tuoi occhi fieramente aperti. Per i tuoi occhi fissi. Per i tuoi occhi colmi di febbre. Per i tuoi occhi grandi. Un'orchidea di carne voluttuosa. Per i tuoi occhi grandi con vocazione d'ape.
La vaniglia; lo spigo; la muffa; la cannella. A volte un'aroma sottile come d'acqua, come di nube o pioggia; a volte un violento profumo che ricorda la pelle di una gazzella, il sudore e il sangue di un animale in cielo. Però'sempre, alla fine, la vaniglia, lo spigo.
Avvicinati piano ai miei domini; che le tue dita tentino lo spazio ciecamente, l'oscurità'che avvolge il mio corpo; che costruiscano un cammino e giungano fino a me attraverso il velo spesso e taciturno delle ombre. Salvami con la luce che hai fra le dita se mi toccano, scongiura l'indolenza, scaldami o ustionami col tatto splendido e chiaro delle tue mani. Come le farfalle della notte fino alla fiamma volerò, da te evocata, che preferisco bruciare che restare oscura.
il vino è come un pianto desolato che inumidisce la mia gioventù contro i tuoi baci che un'altra deglutisce.
il vino è un'elisir che polverizza i desideri mefitici del mio corpo che svolazza gemendo di fronte alla tua effigie d'ombra assopita.
2
il vino si schiarisce mescolato alle mie lacrime così silenti; il tuo volto gitano, infarinato, appare in ogni bolla. la mia gola è un arcipelago maledetto le mie tempie tappi di un pozzo immondo volere amarti ed affrontare l'altezza con cosi goffe angustie!
Non pentirti mai di amarmi come lo fai entro il rossore di sole e l'ombra dei muri. mai pentirti di bere al mio palmo come un felino ammansito, che vino mi sgorga al solo invocarti.
invento la magia tutte le notti, sono scrittura impregnata d'ogni spazio, luna tarda e feconda di porpora florido stendardo issato tra le cosce di pelle tremante madido di lotta.
non lamentarti mai d'amarmi come ti amo, chetra il tuo amore il mio stanno gocce di tempo, dense gridando maiuscolo il nostro nome.
Lei trovò il coraggio e affrontò il cielo. riempi il nome di Dio della sua bocca e volle il miracolo. un angelo maschio incarnato scese sulla terra gli sottomise il corpo, e nel suo ventre piantò un seme.
le porse uno specchio, vide l'immagine curva, l'ombelico rotondo. le mostrò che esisteva un inferno, e che i sogni sono concepiti fuori dal mondo.
piantò una lama in mezzo al suo corpo, lo saturò di sangue; le sfilò nido e seme e in assassino converti il suo nome. lei maledì quel miracolo concesso senza alcuna pietà.
ombra, grida, silenzio.
ora giace, testa bassa come appesa un pipistrello; non seppe difendere il bozzolo, il germoglio. e invece di una vita vive una colpa. questo il suo castigo.
Se mi metto nell'acido fumo esalo svanisco, ma un qualcosa di morsa che ha croste e voragini eterno costrutto nella vasca resta: certo la grande noia sacrosanta che s'oppone a tutto.