Poesie preferite da RanaGC

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Scritta da: Andrea De Candia
E tu che hai messo mano al mio dolore
con la dolcezza che distingue il bene
padre esemplare di un retta schiera
di progenie devota benedetto
sei per quella tua ripida pazienza
conoscitrice delle cose insane
né ti fa meraviglia l'ardua specie
del dolore scoperto alle tue mani
può venir palpitante una fanciulla
ed un brivido assurdo: sei l'umano
incarnato nell'era degli dei.
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    Scritta da: ariavita

    Esistenza

    Ritrovarmi in questo ovale
    con un legame vitale
    in solitudine a volteggiare
    con l 'infinito aspettare
    di qualcosa.
    Sognare
    di poter camminare
    in un nuoto perpetuo
    di pensieri
    intravedendo una luce bianca.
    La fine di tutto.
    Uno schiocco
    Un pianto.
    La nascita della vita in bracccio a giganti biancheggianti.
    Crescendo vidi cose senza senso
    cosciente del perduto collettivo senno.
    Vidi uomini con biancheggianti vestiti
    baciare e non procreare
    di fronte a un freddo altare
    in nome di una croce
    e un continuo narrare.
    Esseri travestiti
    professare falsi miti
    e scuole dove si imparava a vivere
    lasciando l'intelligenza reprimere.
    Sicuri di un tranquillo lavoro
    si sedevano su un falso trono
    lasciando che un finto quadrato
    rubassero loro gli anni d'oro.
    Ed ora piano piano mi invecchio
    sperando ancora in un qualche cambiamento.
    Disteso in un biancheggiante letto
    rimango cosciente che della vita
    e delle esperienze connesse ad essa
    non mi interessa piu niente.
    Tutto improvvisamente si illumina di bianco
    e mi appresto al grande salto.
    Ma con me non posso portare nient'altro
    che un tatuaggio
    situato dentro al cuore
    con impresso dentro il nome
    di quella persona che in questa vita
    mi diede tanto amore.
    Composta sabato 23 luglio 2011
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      Scritta da: Phantastica

      Timor di me?

      Oh, un terribile timore;
      La lietezza esplode
      Contro quei vetri al buio
      Ma tale lietezza, che ti fa cantare in voce
      È un ritorno dalla morte: e chi può mai ridere -
      Dietro, sotto il riquadro del cielo annerito
      Riapparizione ctonia!
      Non scherzo: ché tu hai esperienza
      Di un luogo che non ho mai esplorato,
      UN VUOTO NEL COSMO
      È vero che la mia terra è piccola
      Ma ho sempre affabulato sui luoghi inesplorati
      Con una certa lietezza, quasicché non fosse vero
      Ma tu ci sei, qui, in voce
      La luna è risorta;
      le acque scorrono;
      il mondo non sa di essere nuovo e la sua nuova giornata
      finisce contro gli alti cornicioni e il nero del cielo
      Chi c'è, in quel VUOTO DEL COSMO,
      che tu porti nei tuoi desideri e conosci?
      C'è il padre, sì, lui!
      Tu credi che io lo conosca? Oh, come ti sbagli;
      come ingenuamente dai per certo ciò che non lo è affatto;
      fondi tutto il discorso, ripreso qui, cantando,
      su questa presunzione che per te è umile
      e non sai invece quanto sia superba
      essa porta in sé i segni della volontà mortale della maggioranza -
      L'occhio ilare di me mai disceso agli Inferi,
      ombra infernale vagolante
      nasconde
      E tu ci caschi
      Tu conosci di ciò che è realtà solo quell'Uomo Adulto
      Ossia ciò che si deve conoscere;
      lei, la Donna Adulta, stia all'Inferno
      o nell'Ombra che precede la vita
      e di là operi pure i suoi malefizi, i suoi incantesimi;
      odiala, odiala, odiala;
      e se tu canti e nessuno ti sente, sorridi
      semplicemente perché, per ora, intanto, sei vittoriosa -
      in voce come una giovane figlia avida
      che però ha sperimentato dolcezza;
      Parigi calca dietro alle tue spalle un cielo basso
      Con la trama dei rami neri; ormai classici;
      questa è la storia -
      Tu sorridi al Padre -
      Quella persona di cui non ho alcuna informazione,
      che ho frequentato in un sogno che evidentemente non ricordo -
      strano, è da quel mostro di autorità
      che proviene anche la dolcezza
      se non altro come rassegnazione e breve vittoria;
      accidenti, come l'ho ignorato; così ignorato da non saperne niente -
      cosa fare?

      Tu doni, spargi doni, hai bisogno di donare,
      ma il tuo dono te l'ha dato Lui, come tutto;
      ed è Nulla il dono di Nessuno;
      io fingo di ricevere;
      ti ringrazio, sinceramente grato;
      Ma il debole sorriso sfuggente
      non è di timidezza
      è lo sgomento, più terribile, ben più terribile
      di avere un corpo separato, nei regni dell'essere - se è una colpa
      se non è che un incidente:
      ma al posto dell'Altro
      per me c'è un vuoto nel cosmo
      un vuoto nel cosmo
      e da là tu canti.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Arte Poetica

        La musica prima di tutto
        e dunque scegli il metro dispari
        più vago e più lieve,
        niente in lui di maestoso e greve.

        Occorre inoltre che tu scelga
        le parole con qualche imprecisione:
        nulla di più amato del canto ambiguo
        dove all'esatto si unisce l'incerto.

        Son gli occhi belli dietro alle velette,
        l'immenso dì che vibra a mezzogiorno,
        e per un cielo d'autunno intepidito
        l'azzurro opaco delle chiare stelle!

        Perché ancora bramiamo sfumature,
        sfumatura soltanto, non colore!
        Oh! lo sfumato soltanto accompagna
        il sogno al sogno e il corno al flauto!

        Fuggi più che puoi il Frizzo assassino,
        il crudele Motteggio e il Riso impuro
        che fanno lacrimare l'occhio dell'Azzurro,
        e tutto quest'aglio di bassa cucina!
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          In pena

          In pena per un cielo infranto
          per la pioggia che ci bagnerà
          vado pensando alla gioia grande
          che se vorremo ci prenderà.

          Tra dovere ed inquietudine
          esita quasta vita rude.
          (È una molto grande pena
          confessarlo, ora)

          Qui ogni cosa odora d'erba.
          Su tutto il cielo, in cielo, il volo delle rondini
          ci distrae, ci fa pensare...
          Io penso una speranza quieta.
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            Scritta da: Gabriella Stigliano

            QUEI TUOI CAPELLI

            Quei tuoi capelli d'arance nel vuoto del mondo,
            Nel vuoto dei vetri grevi di silenzio e
            D'ombra dove con nude mani cerco i tuoi riflessi,

            Chimerica è la forma del tuo cuore
            E al mio desiderio perduto il tuo amore somiglia.
            O sospiri di ambra, sogni, sguardi.

            Ma non sempre sei stata con me, tu. La memoria
            Mia oscurata è ancora d'averti vista giungere
            E sparire. Ha parole il tempo, come l'amore.
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